IL RIMUGINIO COS'E'???

Attenuazione dell’ansia somatica, stato d’animo spiacevole. Come è stato sostenuto sopra il rimuginio sarebbe associato ad un raffreddamento degli stati fisiologici spiacevoli tipici dell’ansia,pertanto risulterebbe un’attività che affievolisce uno stato fisiologico spiacevole. Questa modalità,tuttavia, non fa altro che mantenere l’ansia: affinchè vi sia un cambiamento è necessario che vi sia accesso agli stati di paura immagazzinati in memoria, accesso bloccato proprio dal rimuginio. L’evitamento delle immagini associate all’ansia aumenta il rimuginio attraverso il meccanismo del rinforzo negativo in forza del fatto che le sensazioni negative caratteristiche dell’arousal ansioso diminuiscono o scompaiono durante il rimuginio.

Rimuginio come modalità di risoluzione dei problemi. Molti soggetti non si rendono conto del fatto che il rimuginio è un’attività mentale che non porta all’elaborazione di un piano concreto ed efficace di risoluzione dei problemi, pertanto interpretano questa attività come un pensiero produttivo. In realtà alla minaccia temuta non viene contrapposta nessuna strategia risolutiva, quindi la minaccia permane e con essa permane il rimuginio.


Rimuginio come” scudo emozionale” (emotional shield). Il soggetto, pur essendo consapevole della scarsa efficacia delle sue preoccupazioni per la risoluzione dei problemi, ritiene che rimuginare sia comunque corretto perché lo mantiene in uno stato di allarme che gli permetterà di essere pronto quando i suoi timori, inevitabilmente, si presenteranno.


Rimuginio come attività distraente da preoccupazioni peggiori. Studi condotti da Vasey e Borkovec (1992) hanno messo in luce che i soggetti con tendenza al rimuginio hanno una probabilità di vedere eventi negativi e catastrofici molto maggiore dei soggetti non rimuginatori. Il timore è poi generalizzato al punto che gli individui vedono eventi catastrofici che si susseguono partendo da quelli meno gravi fino ad arrivare a quelli più irreversibili. Secondo Borkovec i soggetti rimuginatori si soffermerebbero sui timori meno carichi emotivamente, ciò facendo si impedirebbero di vedere e prendere in considerazione le preoccupazioni più distruttive. L’evitamento dell’esperienza emotiva potrebbe avere l’effetto di motivare l’individuo ad un rimuginio cronico.


Rimuginio ascopico.L’esperienza clinica del gruppo di ricerca di Lorenzini, Sassaroli e Ruggiero ha portato all’individuazione di questo particolare tipo di rimuginio chiamato ascopico in quanto il soggetto non sembra essere in grado di spiegare i motivi che lo portano a rimuginare. Questa credenza ben si inserisce all’interno delle teorie naif degli impulsi, che vedono il rimuginio come fenomeno incontrollabile e al quale non è possibile sottrarsi, anche se le evidenze cliniche portano ad ipotizzare che questo particolare tipo di rimuginio, riscontrato prevalentemente in soggetti con una lunga storia di malattia, sia il frutto di un impoverimento e deterioramento cognitivo.

Una delle caratteristiche della mente umana è quella di ritornare continuamente ai problemi irrisolti, il rimuginio interviene poiché l’individuo ritiene, appunto, di avere un problema da risolvere, la minaccia, tuttavia, non riguarda il momento presente, bensì il futuro pertanto la risposta funzionale attacco o fuga non può essere messa in atto; il rimuginio diventa quindi una risposta di evitamento cognitivo grazie alla quale il soggetto si illude di poter eliminare la minaccia percepita alla quale non è possibile rispondere con un comportamento appropriato.

La maggior parte delle preoccupazioni finisce per non realizzarsi e ciò ha il potente effetto di rinforzare la convinzione che il rimuginio sia un’attività in sé funzionale.

Il rimuginio, esperienza normale e comune tra gli esseri umani, diventa patologico nel momento in cui diviene eccessivo ed incontrollabile. Questo tipo di rimuginio è caratteristico dei disturbi d’ansia, in generale, e del Disturbo d’Ansia Generalizzato, in particolare.

Il rimuginio è, quindi, un processo cognitivo che presuppone il pensare in modo ripetitivo a temi

negativi legati ad una minaccia futura. La funzione del rimuginio è quella di essere un meccanismo di evitamento volto a prevenire danni futuri, a ridurre le esperienze di immagini e sensazioni spiacevoli ed i correlati fisiologici negativi legati all’immagine negativa degli scenari futuri. Il rimuginio è mantenuto da diversi fattori: credenze positive legate all’attività di rimuginare, credenza che da lui dipenda il mancato realizzarsi dell’evento temuto e, grazie al rinforzo negativo, inibizione del manifestarsi di emozioni ed attivazione fisiologica negative.

E’ quindi opportuno dare queste indicazioni:


a. Imparare ad identificare i pensieri negativi che caratterizzano il rimuginio distinguendoli da quelli più utili rivolti al momento presente.


b. Scegliere un momento, di circa mezz’ora, all’interno della giornata (possibilmente sempre alla stessa ora e trovandosi nello stesso posto) da dedicare al rimuginio


c. Interrompere e posticipare il rimuginio al momento apposito quando ci si rende conto di rimuginare nel momento non stabilito.


d. Durante la mezz’ora dedicata al rimuginio impegnarsi per individuare soluzioni che permettano di affrontare ed eliminare le preoccupazioni.


La persona affetta da rimuginio patologico ha una visione distorta della pericolosità e gravità degli eventi futuri e della probabilità che questi si manifestino; in oltre, caratteristica fondamentale, non ha fiducia nelle proprie capacità di farvi fronte e superarli. Il terapeuta dovrà, pertanto, aiutare il paziente a prendere consapevolezza di questi pensieri disadattivi e a modificarli.


1. Chi rimugina in modo cronico ha la credenza, assai pericolosa, che il rimuginio sia un processo utile e produttivo. Sarà, quindi, di vitale importanza modificare queste convinzioni disfunzionali il più precocemente possibile.

3. Il rimuginatore cronico, sebbene le previsioni catastrofiche difficilmente si realizzino, vive in uno

stato di forte stress ed ansia. Aiutare il paziente a distinguere tra ciò che è probabile e ciò che non lo è e tra ciò che è reale e ciò che avviene solo a livello mentale servirà ad alleviare lo stato di sofferenza.

4. La persona che rimugina dedica la maggior parte delle energie e del tempo a prevedere eventi negativi futuri e quindi vive e si sofferma poco sul momento presente. È importante modificare questo aspetto aiutando il paziente a vivere maggiormente il presente e la realtà attuale.

 

 

Il Worry Outcome Diary,

una tecnica che consiste nel chiedere al paziente di individuare e registrare ogni rimuginio che sperimenta nella giornata e quale tipo di conseguenza tema. Una volta fatto ciò il soggetto è chiamato, la sera, a passare in rassegna

 

tutti gli avvenimenti della giornata e le conseguenze intervenute a seguito dei rimuginii valutando se queste siano peggiori, uguali o migliori di ciò che avevano previsto. Questa tecnica ha l’obiettivo di mostrare al paziente la frequenza reale con cui fatti negativi si presentano e di come sia possibile farvi fronte con adeguate strategie di coping. Una registrazione prolungata nel tempo fornisce una prova di ciò che è reale, e cioè della frequenza di accadimento di fatti negativi, in contrasto a ciò che i pazienti immaginano e ipotizzano possa accadere.

 

Un metodo interessante messo a punto da Barlow e Hersen (1984) si propone di verificare se il rimuginio abbia davvero un’utilità come i pazienti credono. La consegna richiede al soggetto di eseguire un compito rimuginando e, in un secondo momento, di eseguire lo stesso compito senza rimuginare. Ciò che si vuole sottolineare è come vadano veramente le cose e cioè se ci si trovi in presenza di prestazioni migliori quando queste vengano eseguite rimuginando oppure no. Attenzione viene posta anche allo stato d’animo presente nel momento, la maggior parte dei soggetti ha dichiarato di provare maggiore ansia ell’esecuzione di quei compiti che svolgevano rimuginando e viceversa. Un altro metodo di cui i terapeuti dispongono per invalidare le credenze positive sul rimuginio consiste nel dimostrare che rimuginio e problem solving sono due processi molto diversi che producono risultati molto diversi, o ancora che esistono eventi futuri su cui è ragionevole aspettarsi di poter esercitare un certo grado di controllo e altri su cui, al contrario, non sarà possibile farlo.

 

IL DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO

Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali DSMIV, redatto dagli psichiatri Americani, il disturbo ossessivo-compulsivo è caratterizzato dalla presenza di ossessioni e complusioni ricorrenti, sufficientemente grave da far impiegare parecchio tempo ( più di un'ora al giorno), da causare disagio marcato o menomazione significativa cioè interferire significativamente con le normalio abitudini della persona, con il funzionamento lavorativo o scolasrico, o con le attività o relazioni sociali usuali.

 

Definizione di "ossessione"

  • Pensieri, dubbi, immagini o impulsi ricorrenti e persistenti che affliggono l'individuo e che da questo vengono percepite come invasive e inappropriate (o comunque fastidiose) e che provocano una marcata sofferenza. La differenza con i disordini della personalità risiede proprio in questo fatto: mentre nel DOC le ossessioni sono avvertite come intrusive, nel disturbo ossessivo compulsivo di personalità(o OCPD) hanno carattere egosintonico.
  • L'individuo si rende conto che i pensieri, le immagini o gli impulsi sono frutto della propria mente. Se le ossessioni venissero ritenute reali, allora si cadrebbe nel campo della schizofrenia (cfr. "disturbo schizotipico di personalità" che, a volte, è connesso col DOC).
  • L'individuo tenta (inutilmente) di ignorare o sopprimere tali pensieri, immagini o impulsi, o di neutralizzarli (altrettanto inutilmente) con altri pensieri e comportamenti ("compulsioni", in alcuni testi chiamati anche "psichismo da difesa" e più anticamente "coazioni").

 

Definizione di "compulsione"

  • Comportamenti o azioni mentali ripetitivi che l'individuo si sente obbligato a eseguire, come una sorta di rituale stereotipato (che può servire a "riparare" un "danno" oppure a diminuire l'ansia causata da un pensiero), per difendersi da una certa ossessione.
  • I comportamenti o le azioni mentali sono mirate a combattere le ossessioni; spesso questi comportamenti o queste azioni mentali sono chiaramente eccessivi e/o non sembrano, da parte di un osservatore esterno, essere realmente connessi con l'ossessione che cercano di neutralizzare.
  • Le compulsioni possono riguardare diverse tematiche come la contaminazione, il perfezionismo, l'ordine, il controllo.

 

CHECKING: CONTROLLARE E RICONTROLLARE

I CHECKERS sono coloro che controllano porte, finestre per assicurarsi che nessun malintenzionato possa entrare e fare del male ai figli o alla propria famiglia. Oppure si sentono constretti a controllare i rubinetti del gas perchè una perdita potrebbe causare uno scoppio. La paura più comune dei checkers coinvolge quasi sempre il loro ambiente fisico. Essi credono che l'eventuale disastro sarebbe interamente causa loro, proprio perchè non hanno controllato con la dovuta cura. Quindi questi gravi incidenti hanno per loor un doppio valore: da una parte, un apaura ovvia come la perdita della casa, la morte dei familiari, ecc, ma anche una paura meno ovvia legata al fatto che verrebbero criticati, esaminati e umiliati dagli altri, guardati dall'alto in basso e giudicati degli inetti.

La maggior parte dei rituali di controllo sono esagerazioni di comportamenti normali.

I checkers sentono di non aver controllato mai abbastanza e controllono e ricontrollono più volte dopo aver eseguito il compito. Possono arrivare a controllare anche dieci volte lo stesso rubinetto del gas aprendolo e chiudendolo per avere la certezza di averlo chiuso perfettamente. La loro ansia si placa proprio attraverso la compulsione ossia il ri-controllo. Differiscono dai cleaners in quanto , la maggior parte delle persone che lava complusivamente lo fa per rimuovere tracce di contaminazione e recuperare un senso di benessere interioe mentre i checkers sono spinti dalla necessità di prevenire catastrofi.

CLEANING : PULIRE E ANCORA PULIRE

ORDERING: METTERE E RIMETTERE IN ORDINE

HOARDING: CONSERVARE TUTTO

THINKING RUTALIZERS: RITUALI MENTALI

PURE OBSESSIONING: OSSESSIONI SENZA COMPULSIONI