La Consulenza in Sessuologia Clinica nasce dal bisogno di orientare le persone alla comprensione e risoluzione di uno o più disturbi sessuali.

Tali disturbi possono essere presenti da sempre oppure comparire in un particolare momento della vita. Di solito sono complessi e talvolta difficili da riconoscere perchè “mascherati” dietro ad altri sintomi; sono spesso lesivi dell'autostima e compromettono il benessere della persona.

Esistono innumerevoli e discordanti proposte offerte dalla società, dai mass media, da internet per diagnosticare e curare tutti i disturbi sessuali e talvolta chi ne soffre tenta ogni soluzione, con dispendio di tempo, risorse economiche e molto spesso senza alcun risultato.

Il Consulente Sessuale è un professionista che individua la vera natura del problema e quindi il percorso più idoneo a risolverlo avvalendosi, quando e se occorre, della collaborazione di altri specialisti.

 

Il Percorso della Consulenza Sessuale è breve e comprende:

- Consulenza di primo livello o consulenza diagnostica per tutti i disturbi sessuali maschili e femminili.
Lo scopo è quello di individuare l'eziologia ed inquadrare, dal punto di vista diagnostico, una o più disfunzioni sessuali e fornire un'adeguata ristrutturazione del problema.

- Consulenza sessuale di secondo livello:
Identificazione delle risorse a disposizione del paziente o della coppia e counseling mirato a reindirizzare il comportamento disfunzionale, guidare alla risoluzione del disturbo oppure, se occorre, ad intraprendere la terapia sessuologica più adatta.

 

CHE COS'E' UNA CONSULENZA?

Facciamo un ESEMPIO...

 

Vuole parlarmi del problema che intende affrontare con me?”

" ... e che cosa di tale problema La preoccupa di più?"

 

1) Focalizzazione del problema

Se il soggetto accenna sbrigativamente a molteplici problemi da risolvere senza soffermarsi su

nessuno in particolare, si procede con la seguente domanda:

" Di tutte le cose di cui ha parlato qual'è quella che le crea più disagio?"

 

2) Comprensione del problema

Il primo momento del colloquio si concentra sulla necessità di identificare il problema, non in

modo generico ma in relazione a "come" il soggetto lo "vive" e se lo "rappresenta".

Dopo la fase di "focalizzazione" si procede, quindi, verso una maggiore comprensione di come il

soggetto percepisce il problema a livello emotivo e somatico, e come lo descrive sul piano

cognitivo; in altri termini si indagano i suoi stati d'animo connessi al problema che presenta e le

modalità attraverso le quali cerca di rappresentarselo (dialogo interno).

“Come si sente quando....?”

“Quali sono i suoi stati d'animo?”

“Che tipo di emozioni e sentimenti sperimenta quando ciò accade?”

“Cosa avverte a livello fisico nel momento di disagio?”

“Descriva cosa concretamente accade e come di solito reagisce”

“Vuole descrivere l’ultima volta che le è capitato?”

"In quali contesti si trova quando si sente ... insicuro, o ... e con chi?, e ..."cosa si dice?",

ossia "ci sono pensieri od immagini particolari che accompagnano il suo problema?”

(esempio di risposta: "di fronte a quella persona sento di non farcela e mi dico di essere un

incapace").

 

3) Il dialogo interno

L’analisi dei processi cognitivi che precedono, accompagnano e seguono il comportamento

problematico è indispensabile al fine di rendere consapevole il soggetto dell’incidenza dei propri

pensieri sul determinarsi degli stati d’animo da cui è afflitto.

“Che cosa dice a se stesso prima di sentirsi a disagio?”

“Potrebbe descrivere che tipo di pensieri o immagini attraversano la sua mente quando

questo accade?”

"Immagini una scena che ripropone il problema che vuole affrontare e mi riferisca cosa

dice a se medesimo, sia durante che dopo lo svolgimento della scena stessa".

“Che cosa dice a se stesso dopo che ciò è accaduto?”

“Ci sono pensieri o immagini che sopraggiungono dopo e che intensificano o diminuiscono

lo stato di disagio?”

Tale dialogo interno può essere facilitato anche dalla rappresentazione psicodrammatica

dell’evento raccontato e delle dinamiche interpersonali fonte di disagio.

 

4) Quali soluzioni al problema? E perchè?

Dal dialogo interno è possibile condurre il soggetto alla definizione di che cosa intende realmente

cambiare, procedendo preliminarmente con la richiesta di specificare quali tentativi ha messo finora

in atto per risolvere il problema e con quali risultati:

"Come finora ha cercato di far fronte al problema e in quale modo?"

“Quali sono stati gli esiti?...Cosa è stato efficace e cosa non lo è stato?”

“Quali abilità sta mettendo in atto per aiutare se stesso a risolvere questo problema?

“Cosa dice a se stesso per fronteggiare una situazione difficile?”

“Cosa potrebbe fare di diverso in futuro?

“Perchè desidera cambiare?”

“Potrebbe accettare se stesso anche se non riusciamo a raggiungere lo scopo?”

“Come mai questo problema per lei è così importante?”

 

5) L’intensità del problema

Nei primi colloqui è tra l’altro necessario verificare con quale intensità, frequenza e durata il

problema si manifesta.

“Da quanto tempo è presente questo problema?”

“Quante volte accade nell’ambito di una giornata?”

“Con quale intensità e durata?”

“In che modo questo problema interferisce con le sue abituali attività?”

(spesso l’intensità dichiarata è sintomo d’intolleranza alla sofferenza).

 

Compito del terapeuta è di aiutare il paziente a responsabilizzarsi rispetto al proprio problema senza

dare inutili consigli ed imporre una propria visione delle cose.