Psicologa/Psicoterapeuta ad
orientamento Cognitivo Comportamentale

Esperta in Terapia dell'Ansia, Depressione,
Alimentazione, Sessualità, Coppia e disturbi
del Comportamento in bambini e adolescenti.
Si occupa di ADULTI, ADOLESCENTI e BAMBINI.

Conoscitrice di tecniche di Meditazione e
Rilassamento Profondo.

 

     

Consulenza Psicologica e Psicoterapia On-line

 

PSICOTERAPIA istruzioni per l’uso

Quando ci si sente male richiedere l’aiuto del terapeuta significa prendersi cura di sé stessi. Consapevoli che il malessere può dipendere da un nostro comportamento sbagliato, da scelte che non ci appartengono, da una mentalità che ci condiziona…parlarne con un terapeuta significa far emergere un lato di noi stessi diverso, più affine a ciò che siamo.

Riguardo alla psicoterapia esistono molti pensieri e pregiudizi, alcuni che l’hanno provata e ne hanno trovato beneficio la considerano l’unico mezzo per risolvere le cose, altri solo una perdita di tempo e chi non sa bene cosa sia pensano che non serva e che nel momento del bisogno occorra solo parlare con un amico per risolvere i problemi.

Anche il cinema ha confuso le idee, alcuni film l’hanno rappresentata in modo positivo altri in modo negativo. In pochi quindi sanno cosa sia realmente un percorso terapeutico.

 

I sei ingredienti di una psicoterapia di successo

 

1 Lealtà

In terapia bisogna dire la verità il che significa anche non omettere cose importanti. Mentire qui significa mentire a sé stessi e quindi boicottarsi. Inoltre ricordiamoci che il terapeuta può lavorare solo sul materiale che gli forniamo noi.

 

2 Rispetto dei tempi

 

3 Ritmo

Non si va in terapia una volta ogni tanto, magari dicendo all’ultimo momento perché quel giorno sembra di non aver niente da dire. La psiche ha bisogno di un ritmo a prescindere dagli umori delle singole giornate.

 

4 Segretezza

I contenuti delle sedute non vanno rivelati a nessuno, perché il lavoro interiore va protetto dai giudizi anche di chi ci ama. Quello che gli altri vedranno, eventualmente, saranno i cambiamenti.

 

5 Discrezione

È fondamentale non cercare di entrare nella sfera privata del terapeuta o voler sapere cose della sua vita. Anche egli può avere dei problemi, come tutti, ma è la tua figura professionale che conta, e deve essere rispettata.

 

6 Sacralità

Il tempo delle sedute non deve essere vissuto “UNA DELLE TATE COSE” che si fanno nella routine settimanale. È uno spazio sacro, da vivere con un senso dell’extra-ordinario. Non si va a chiacchierare, ma a stare con se stessi

 

LE CARATTERISTICHE DEL PERCORSO:

I colloqui di psicoterapia, in genere a frequenza settimanale, hanno come finalità il recupero del benessere. Gli step da percorrere sono:

  • Trovare il motivo del disagio che si sta vivendo

  • Comprendere come mai si è manifestato proprio in questo periodo di vita

  • I “vantaggi” del disagio, come mai si sta mantenendo nel tempo

  • I cambiamenti di vita che questo malessere ci sta provocando

  • Recuperare l’equilibrio attraverso gli strumenti del terapeuta

 

IL SETTING

Con la parola “setting” si intende tutte quelle regole che definiscono gli incontri tra il paziente ed il terapeuta, l’ora, la durata e la frequenza delle sedute, lo spazio in cui si svolgono le modalità della relazione tra i due (ciò che si può o non si po’ dire o fare), gli aspetti etici che regolano il rapporto, l’onorario del terapeuta e le modalità di pagamento.

Non sono semplici regole organizzative; nel loro insieme forniscono un’invisibile, ma salda struttura all’interno della quale la cura della persona è realmente protetta da tanta influenza che può subire, dall’esterno, ma anche dall’interno.

Se in alcuni momenti, agli occhi del paziente, può sembrare un recinto che limita le possibilità, in altri appare con chiarezza che tale recinto offre una vera libertà espressiva, la possibilità di interiorizzare meglio la pazienza, il rispetto, la capacità di prendere coscienza di sé.

 

IL TRANSFERT

Il pieno rispetto del transfert da parte di entrambi è dunque l’ingrediente che, al di là di tutti i discorsi, garantisce ottime change alla terapia. Rispettarlo tuttavia non è sempre facile, oggi più che mai, visto che siamo diventati schiavi della connessione continua. La tentazione di “aggiornare” il terapeuta in diretta è forte. In realtà aspettare l’appuntamento consente alla persona di stare da sola con il proprio problema e di farne una prima, fondamentale elaborazione.

Poi c’è da fare i conti con il cosiddetto transfert. Si tratta di un meccanismo psichico inconscio per il quale la persona trasferisce nel rapporto con il terapeuta le stesse modalità di relazione problematiche che mette in atto nella vita quotidiana, ad esempio cerca il conflitto o diventa dipendente o cerca di piacere ad ogni costo. In sostanza proietta sul terapeuta, a seconda dei propri temi irrisolti, un ruolo che non gli compete: quello del genitore, del partner, del fratello, dell’amico, del salvatore, del nemico.

Quando accade il terapeuta deve gestire una situazione difficile: il paziente non vuole rinunciare a questo “gioco di ruoli”.

Per sventare il pericolo che un transfert boicotti la terapia, è necessario che la persona sia disponibile ad accettare che ciò che prova e ciò che si aspetta dal terapeuta sia frutto di una propria proiezione, a cui rinunciare comprendendone, insieme, il significato.

 

IL RAPPORTO MEDICO-PAZIENTE

Infine bisogna sapere che nessuna psicoterapia, qualunque sia la sua tecnica, potrà mai funzionare se non si è determinati. Molti percorsi, infatti, si concludono poco dopo l’inizio perché non si hanno subito risultati tangibili, oppure nei momenti cruciali in cui ci sarebbe da tirar fuori un “di più”. Ecco, forse è proprio questo concetto del “di più” a spingere quasi tutte le terapie verso la riuscita. In pratica, nella cura psicologica fare “il minimo” non basta. La sufficienza non è sufficiente. L’esperienza concreta dimostra che starà bene la persona che offre al proprio percorso “più amore” e più impegno, gratuitamente, senza fare calcoli e senza chiedersi se “vale la pena”. E senza aspettarsi la soluzione “da fuori”. Perché non si tratta di assumere farmaci, ma di iniziare un viaggio dentro sé stessi. Rischiando anche il mare aperto Ovviamente ciò vale se, di fronte, c’è un terapeuta che, a sua volta, non si limita al compitino. Perché ciò che fa riuscire la terapia è la qualità del rapporto, l’alleanza sana che si riesce ad instaurare tra terapeuta e paziente.

 

COME SCEGLEIRE IL TERAPEUTA

Ne’ amico nè spalla : ti serve uno che sappia anche scuoterti.

 

È fin troppo banale dire che, per una buona riuscita, è necessario anche trovare il terapeuta “giusto”. Non basta trovarsi bene sul piano umanitario, sentirsi capiti e vederlo realmente interessato a ciò che diciamo. Tutte cose importanti, ma non sufficienti. E ‘fondamentale che il terapeuta non colluda con le nostre proiezioni e con i nostri problemi

Ad esempio non deve renderci tutto facile: in certi momenti la terapia deve porre domande scomode, farci vedere ciò che non volgiamo vedere di noi stessi, metterci davanti a delle responsabilità. È in queste fasi che il terapeuta sembra quasi un nemico, un traditore del bel clima di comprensione che si era creato. Ma in realtà, è da qui che si può capire se sia quello giusto, e soprattutto se il rapporto sia valido. Il bravo terapeuta sa accogliere ma anche arginare e delimitare: è uno dei suoi compiti principali. Perciò non cerchiamo qualcuno che incoraggi le nostre nevrosi e gli atteggiamenti sbagliati in nome di una presunta “modernità psicologica” o di una simpatia amicale, né che accetti di estendere la seduta fuori dal setting. Cerchiamolo umano ma rigoroso: ci aiuterà a fare le cose migliori per noi stessi.

 

Liberamente tratto da Riza Psicosomatica

 

TERAPIA  DELL'ANSIA

PSICOSOLUZIONI IN TEMPI BREVI

Suo figlio ha un problema

 

Psicoterapia Adulti

                                    

Terapia con l'adolescente

 

                          

Corsi di Crescita Personale


Terapia per Stress e Ansia da Covid 19. Dr Simoncini

 

 

Contattami via Whatsapp