“SUO FIGLIO HA UN PROBLEMA …DOVREBBE PORTARLO DALLO PSICOLOGO…”

Quale genitore non ha provato un senso di angoscia o di smarrimento nell’ascoltare questa frase detta da un insegnante o da un pediatra?

Difficoltà scolastiche, isolamento durante la ricreazione, pipì a letto, iperattività, aggressività, mal di pancia…possono essere sintomi legati a vicende particolari, come un lutto in famiglia, la separazione dei genitori, la nascita di un fratellino, il bullismo. Per superarli talvolta basta crescere, ma a volte, quando sono segni di una sofferenza nascosta e di un profondo malessere può essere necessario l’intervento di un terapeuta.

“Pronto, Dottoressa, vorrei fissare un appuntamento…per mio figlio. Ha problemi a scuola e la sua insegnate mi ha consigliato di rivolgermi a qualcuno”

Queste parole costituiscono la seconda o terza fase di questa richiesta di aiuto. Arrivano a me dopo la proposta dell’insegnante o di una persona di fiducia che ha spinto i genitori a porsi delle domande e che ha provocato forse una certa ansia così dopo tante perplessità riescono a comporre il numero di telefono.

Le prime sedute si svolgono con i genitori, l’obiettivo è di rispondere alle loro domande e paure che si trovano a dover affrontare in questo percorso.

Lo psicoterapeuta si adatta alla storia di ogni bambino ed Ascolta senza giudicare.

Nella terapia del bambino il setting è costituito da una stanza protetta, appuntamenti regolari, un tempo definito in cui il bambino ha a disposizione materiale da disegno e giocattoli. Giocare, disegnare, costruire storie sono gli ingredienti di ogni seduta con un bambino.

Attraverso il gioco il terapeuta acquisisce informazioni sul livello di sviluppo mentale del bambino, sulle sue competenze, sulla sua vita affettiva ed emotiva, sulla sua capacità di regolare le emozioni, sulle fantasie e angosce che abitano il suo mondo interiore, su come vive le relazioni nel suo ambiente quotidiano, in particolare nella famiglia e a scuola. 

Ma il gioco non è solo un utile strumento per indagare la vita psichica e relazionale dei nostri piccoli pazienti, ma ha anche la funzione di permettere ai bambini di mettere in scena il proprio mondo interiore, fattore di per se stesso terapeutico in senso lato.

Alcuni bambini molto sofferenti o traumatizzati non sono in grado di giocare, perché bloccati dall’ansia, o troppo confusi. Possono rifiutarsi di giocare, chiudersi in se stessi escludendo il terapeuta, oppure fare giochi ripetitivi e sempre uguali, senza divertimento né creatività. Con questi bambini il primo compito del terapeuta è renderli capaci di giocare, abbassando i livelli di ansia e stimolandone l’immaginazione e la fantasia.

Altri bambini hanno bisogno di raccontare le proprie esperienze e trasferire nel terapeuta l’immagine di un adulto affidabile a cui raccontare tutti i propri segreti.

L’importante per il terapeuta è costruire un ambiente sereno nel quale il bambino ed i loro genitori si sentano accolti e compresi.

Le tecniche utilizzate sono della terapia cognitivo comportamentale.

Per cui anche i genitori saranno parte integrante della terapia.

Questi sono alcuni dei sintomi più ricorrenti, che dovrebbero subito allertare il genitore. Tuttavia a volte potrebbero manifestarsi sintomi più mascherati e difficilmente riconoscibili, come una timidezza patologica, con progressivo isolamento sociale.

• comportamenti aggressivi e irrequietezza, mancato rispetto della regola sia a casa che a scuola

• disturbi del sonno

• calo del rendimento scolastico

• problematiche fisiche improvvise (mal di stomaco, mal di testa…)

• comportamenti regressivi (pipì a letto, succhiarsi il pollice…

• fobie e paure

• continui sbalzi d’umore

• disturbi d’ansia.