Psicologa/Psicoterapeuta ad
orientamento Cognitivo Comportamentale

Esperta in Terapia dell'Ansia, Depressione,
Alimentazione, Sessualità, Coppia e disturbi
del Comportamento in bambini e adolescenti.
Si occupa di ADULTI, ADOLESCENTI e BAMBINI.

Conoscitrice di tecniche di Meditazione e
Rilassamento Profondo.

 

     

Consulenza Psicologica e Psicoterapia On-line

 

LA TERAPIA CON L’ADOLESCENTE

RABBIA E AGGRESSIVITA’ IN ADOLESCENZA, QUANDO CHIEDERE UNA TERAPIA

LA TERAPIA CON L’ADOLESCENTE

Figli adolescenti che nemmeno ti ascoltano, o, peggio, che ti ascoltano e ti rispondono male. Ragazzi che fanno finta di essere figli modello e poi scopri che è solo una maschera che nasconde mille insicurezze. Tredicenni persi in Internet o che tornano stralunati alle 5 del mattino... I conflitti sono continui e più o meno gravi: denaro, premi, punizioni, internet, sesso, alcool, droghe...
Il Terapeuta può aiutare le famiglie ed i ragazzi a gestire e comprendere tutti questi comportamenti con un percorso personalizzato che offra ad ogni giovane ed alla propria famiglia il supporto necessario e il tipo di trattamento più idoneo.

 

 

 

 

Setting Terapeutico

Personalmente richiedo che il primo incontro sia svolto con i genitori perché invitare l’adolescente da solo può comunicare un’implicita e quindi potentissima squalifica dei suoi genitori, figure che al contrario hanno di solito bisogno di essere sostenute e rafforzate.

Ci sono situazioni nelle quali l’adolescente problematico non chiede di essere aiutato, quindi occorre guidare i familiari affinché, con delicatezza, cerchino di portarlo con loro ad incontrare congiuntamente un esperto, è una tattica/tecnica più efficace del cercare di organizzare un incontro dell’adolescente da solo con il professionista.

L’incontro familiare è più efficace e rapido nel cominciare a valutare non solo le risorse/patologie dell’adolescente, ma contemporaneamente quelle dei familiari.

La difficoltà del primo incontro. Il ruolo di guida del terapeuta.

Il rischio di un abbandono immediato del ragazzo/a o dei familiari è molto forte.

Per cui il primo incontro è molto importante l’obiettivo è quello di stabilire una relazione significativa. Per fare questo il mio compito sarà quello di mantenere sia un atteggiamento attivo che direttivo.

Sarebbe fallimentare mettersi in posizione di ascolto, sarei travolta dalle interazioni disfunzionali, mentre occorre tentare di produrre un’esperienza innovativa/correttiva.

Le linee guida di un primo colloquio puntano infatti sulla co-costruzione dell’autorevolezza del terapeuta e sull’intensità del coinvolgimento emotivo dell’adolescente.

Tuttavia rispetto a questi obiettivi è prioritario, anche proprio cronologicamente, che un primo incontro familiare garantisca a tutti i partecipanti uno spazio emotivamente sicuro (Friedlander et al, 2006; Escudero et al., 2010). 

 

E’ indispensabile costruire un contesto di condivisione nel quale nessuno si senta attaccato o messo in discussione.

Preparazione dell’incontro

Ritengo possa essere che il genitore non stia troppo a discutere se il figlio ha o non ha un problema, ma affermi che sicuramente lui stesso è in crisi con lui.

Affinché l’adolescente sia sollecitato a partecipare il genitore potrebbe utilizzare queste formule comunicative “Vieni almeno questa volta, per dare il tuo parere, fammi questo favore, fallo per me…”, ma non forzato, ricattato, obbligato o pagato.

Non ha proprio senso fare affrontare al giovane da solo un’esperienza che a volte non ha scelto/deciso lui e che molto probabilmente lo preoccupa, dato che non sa cosa aspettarsi. Magari ci sono fantasie di essere puniti, umiliati, criticati, trattati con farmaci o addirittura ricoverati! (Keating-Cosgrave, 2006).

 

LE SEDUTE CON L’ADOLESCENTE

L’adolescente ha bisogno di naturalezza, di sincerità, le classiche interpretazioni possono essere sentite come distanzianti, le formalità tipiche di una terapia con un adulto possono non essere comprese, ha bisogno di lealtà, di chiarezza. Per l’adolescente è molto utile avere uno spazio in cui è garantita la riservatezza e dove vi è una figura che può aiutarlo nella sua problematica, spiegandogli chiaramente in cosa consiste il progetto terapeutico. la terapia dell’adolescente deve guardare al futuro non al passato (ha ragione Charmet quando dice che l’angoscia dell’adolescente è per il futuro non per il passato, e lì bisogna andare con lui) .
Le neuroscienze ci hanno permesso di spiegare tanti fenomeni, tra cui anche l’adolescenza, senza dilungarsi è interessante vedere che le aree del controllo esecutivo, quindi la corteccia frontale si sviluppa per ultima, sembra che compia il suo sviluppo intorno ai 25 anni.

Da qui si capirebbe la difficoltà dei ragazzi nel prendere decisioni e capire le conseguenze delle proprie azioni, basandosi soprattutto sulle emozioni più che sulla ragione.

Il setting che dev’essere flessibile, creativo, plastico.

L’adolescente deve sentirsi un collaboratore attivo e responsabile. L’adolescente ha bisogno di negoziare le regole.

Per un individuo che sta affrontando il conflitto tra dipendenza e indipendenza non servono regole rigide, ci dice sempre Charmet (“Psicoterapia evolutiva dell’adolescente”, 2015), all’adolescente serve una relazione significativa che si dà per scontato che sarà ambivalente e discontinua. Goisis: “L’analista è chiamato a essere vivo, creativo non pietrificato nell’ortodossia o stretto in una tecnica ritualizzata”.
Ciò che cerca un adolescente non è un genitore, hanno bisogno di un’altra funzione, che ha più a che fare con l’apparato per pensare di cui parlava Bion.

Fare terapia con un adolescente è una vera avventura!

Come tutto il lavoro terapeutico, alla fine, meraviglioso e misterioso, divertente e doloroso allo stesso tempo.

 

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